Ti sarà di certo capitato, capita un po’ tutti, di passare alcuni momenti, alcuni periodi della vita in cui ti chiedi “chi me l’ha fatto fare?”, magari in corrispondenza di un periodo particolarmente stressante e pesante. Devi preparare un esame particolarmente difficile, sai che per un mese intero dovrai studiare ogni giorno senza alzare la testa da libro, senza poter uscire con gli amici o concederti momenti di svago. Sei tu che consapevolmente hai scelto quel percorso universitario e, come è normale che sia, ci sono dei momenti in cui bisogna farsi il mazzo e tenere duro per poter superare gli ostacoli come degli esami o dei lavori di gruppo molto impegnativi che richiedono tempo, dedizione, impegno. Certo è che quel mese te lo vivi proprio male, un grigiore dentro, una pesantezza, un’ansia che fanno sì che le giornate siano infinite e di certo non piacevoli.
Una situazione simile può esserti capitata a lavoro: ci sono scadenze importanti e per alcune settimane non esistono scuse, non esistono orari, non esiste tregua, ti dedichi completamente al lavoro. Anche in questo caso molte persone si vivono male questa situazione, ma deve essere affrontata e superata.
Nello studio, nel lavoro, come in molte altre situazioni della vita, per raggiungere la meta che hai scelto scelto (sei te che vuoi quella laurea, te che hai scelto di lavorare per quell’azienda) ci sono tratti di percorso piacevoli ed altri veramente duri, ci sono periodi in cui le attività che fai ogni giorno ti risultano soddisfacenti e e ti gratificano, e altri momenti in cui fai le cose perché devono essere fatte, perché in quella circostanza è necessario farle, però di certo non ti appagano e non ti diverti, vorresti fare tutt’altro e a fine giornata non sei contento. Entrambi questi momenti sono però parte di un percorso più grande.
Nel cammino ho pensato a questo mentre ero nel bel mezzo di una zona industriale. Erano gli ultimi kilometri della tappa, avevo già camminato parecchie ore ed ero stanco, in quel momento camminavo da solo su una strada di asfalto. Tutto intorno a me avevo solo edifici industriali, per la strada passavano alcune macchine e camion. Inizialmente mi son chiesto “chi me l’ha fatto fare? Perché sono venuto fin qui in Spagna per camminare in mezzo ad una zona industriale?”. Poi ho pensato al perché mi ero messo in cammino, a qual’era la mia meta finale, e al fatto che io avevo scelto di fare il Cammino. La zona industriale era senz’altro pesante, senza dubbio poco gratificante e per nulla divertente, però era parte di quel cammino che io avevo scelto di fare. Così ho cambiato atteggiamento e mi son detto che tenendo duro in quei kilometri avrei superato quel momento, sarei uscito da quella zona arida e sarei tornato a godermi i verdi paesaggi delle mesetas, gli altipiani del nord della Spagna con splendide distese di campi di grano.
Anzi, cambiando prospettiva ho capito che proprio quei momenti difficili mi aiutano ad apprezzare meglio quelli belli: le mesetas mi sarebbero sembrate ancora più belle dopo il grigio degli edifici. Inoltre una volta cambiato il mio atteggiamento ho cercato di trovare dei piccoli segni di bellezza anche in mezzo alla zona industriale come un singolo papavero rosso a bordo strada, un nido di cicogne sui pali dell’energia elettrica, un’adesivo colorato su un furgone. Insomma qualcosa che, se saputo cogliere e apprezzare, allietasse quei momenti e li rendesse meno pesanti.
Così vorrei ricordare a me stesso e a te che leggi che nella vita, come qui nel cammino, esistono le zone industriali, esistono momenti grigi, faticosi, pesanti, stancanti, brutti. Sta a noi allargare lo sguardo, capire che sono parte di un percorso più grande, e trovare quindi la motivazione per affrontarli al meglio, per superarli e potersi poi godere il verde e l’aria fresca delle mesetas della vita.