Tra le varie metafore che legano il cammino alla vita quella dello zaino è senz’altro una di quelle che sento più vicine. Lo zaino è da sempre simbolo del viaggio, del cammino, dell’essenzialità. Nelle quattro settimane di cammino ho visto zaini di ogni tipo: piccoli e leggeri, grandi e pesanti, sportivi ed ergonomici, bisacce, sacche improvvisate e scomode, di colori sgargianti e altri più sobri, zaini nuovi indossati per la prima volta e altri vissuti, compagni di tante avventure.
Ad ogni persona che incrociavo mi chiedevo per un attimo cosa avesse messo dentro il proprio zaino. Sì, perché più che lo zaino in sé è importante, anzi fondamentale, cosa ci metti dentro. Ciò che scegli di mettere dentro il tuo zaino è ciò che ti porterai appresso per tutto il cammino, e camminando imparerai presto che lo zaino non fa sconti: ciò che c’è dentro lo devi portare ovunque vai, ad ogni passo, e le spalle, le caviglie, la schiena, le ginocchia, tutto il tuo corpo te ne darà conto.
Ho preparato con attenzione lo zaino prima di partire e devo dire che il peso era sostenibile. Tuttavia mi è successo durante il cammino di inserirvi qualcosa di superfluo e subito il giorno seguente il corpo me lo faceva presente e dovevo rallentare, camminare meno chilometri o in ogni caso fare molta più fatica.
Nella vita questa dinamica si ripete tale e quale. Ognuno di noi ha uno zaino, un bagaglio che porta con sè, all’interno del quale ci sono le esperienze vissute, le relazioni ed i legami più importanti, i momenti indimenticabili, ma anche le perdite, i tradimenti, i momenti di tristezza o di abbandono. Tutto ciò che dà forma a chi siamo ora lo portiamo con noi nel nostro zaino: momenti leggeri e situazioni pesanti.
Ti sarà senz’altro capitato di incontrare persone il cui volto esprime la pesantezza del proprio carico: forse l’incudine di un rapporto interrotto, il macigno di un lutto improvviso o chissà quali altre esperienze. Altre persone invece guardandole sembrano camminare sollevate da terra, il loro zaino è leggero, il carico lieve. Forse quest’ultime non hanno vissuto traumi nella propria vita, non sono state toccate da situazioni difficili? Niente affatto. Solo che di quelle esperienze di vita hanno deciso, con molta fatica, cosa portarsi appresso e cosa lasciare andare.
Tre parole vorrei sottolineare di quest’ultima frase:
– decidere
– fatica
– lasciare andare
No, non possiamo decidere ogni cosa che ci capiterà nella vita, non tutto è nelle nostre mani. Non puoi impedire la perdita di un familiare, non puoi far cambiare idea alla ragazza che ti ha lasciato. Però puoi decidere cosa portare con te di queste situazioni. Hai la possibilità di scegliere cosa mettere nello zaino e cosa abbandonare. Puoi scegliere di portare con te i bei momenti vissuti con quella persona, ciò che ti ha fatto crescere di un’esperienza e gettare invece gli aspetti negativi e gravosi. Ciascuno di noi sceglie quali pesi portare.
Fatica, arrivare a fare questa scelta e selezione costa tanta più fatica quanto più grave, dolorosa e pesante è l’esperienza vissuta. “Come posso portare con me i momenti belli senza pensare che lui non è più qui con me?”, “Com’è possibile separare la gioia e la gratitudine per le belle cose vissute dal dolore di non averla più al mio fianco, di essere stato lasciato?”. Non c’è una risposta univoca a queste domande, è un percorso da fare che richiede tempo, volontà, fatica appunto. Può aiutare condividere con una persona vicina. La condivisione aiuta ad alleggerire il proprio zaino senza appesantire quello altrui, aiuta a vedere le cose da un’altro punto di vista, a rivalutarle, ridimensionarle, un po’ alla volta anche ad accettarle.
Lasciare andare. Ci vuole coraggio per lasciare andare veramente, perché lasciare andare non significa nascondere per bene nel fondo dello zaino o sommergere sotto una miriade di altre cose. Lasciare andare vuol dire capire ed accettare che quel pensiero, quel ricordo, quell’atteggiamento non serve d’ora in avanti nella tua vita, è un’ancora che va abbandonata. Lasciare andare vuol dire decidere di scaricare il peso a bordo strada, chiudere lo zaino e proseguire il cammino. Ti girerai indietro un paio di volte a guardare quel sasso, ma poi ti convincerai sempre più che nello zaino non può stare.
Nel cammino di Santiago ho visto persone partire con zaini pieni di macigni alleggerire via via il proprio carico e così oltre alle vesciche è passato anche il broncio, oltre al corpo ne ha beneficiato anche l’animo.
Non puoi sempre decidere cosa ti succede, ma puoi sempre scegliere cosa portare con te.
Quali atteggiamenti, valori, ricordi vuoi portare con te e cosa invece vuoi lasciare andare? Quali sono i pesi superflui che devi abbandonare? Cosa vuoi mettere nel tuo zaino immaginario?
Io ho deciso! Per dirtelo faccio mie queste parole di Francesco Grandis:
Dal mio zaino di viaggio ideale vorrei scaricare tutti i pesi inutili, per tenere solo ciò che ho di leggero, utile e importante, per lasciare tanto spazio alle cose nuove che sicuramente verranno. Così dovrei fare anche con la mia vita. Scelgo quindi di portare con me la prudenza, ma non le paure. L’apertura mentale, non il pregiudizio. L’entusiasmo, ma non le illusioni. Il coraggio, non l’incoscienza. Porto sicuramente i desideri, la passione e tutti i miei sogni, ma lascio i pesi del passato a casa. Le mie convinzioni, le mie idee e i miei progetti, non le aspettative altrui. Il silenzio, non il rumore. L’amore, non la diffidenza. Se la vita è un viaggio, allora è decisamente meglio viaggiare leggeri.