Ora che sono ad un buon punto del cammino iniziano a prendere forma i primi pensieri e le prime riflessioni su ciò che ho vissuto finora, su come vivere questa ultima parte, su ciò che mi aspetta. Ecco, una cosa sento di averla capita: il cammino è veramente una splendida metafora della vita, sotto molti aspetti. Per questo a partire da oggi e per i prossimi giorni, condividerò alcuni flash, brevi pensieri, piollole, riflessioni per evidenziare vari aspetti di questa metafora.
Ognuno con il proprio passo
Quanto ci metti a fare il cammino? Io 26 giorni, io 30, io 33, io un mese e mezzo. Quanti chilometri fai oggi? Oggi ne faccio 25, io ne faccio 31 e mezzo, io 18, io 40.
Quando hai finito l’università? A quanti anni ti sei sposato? Quanti anni avevi quando hai iniziato a lavorare? 25, 40, 33, 21.
Ho trovato una grande similitudine tra i chilometri percorsi ogni giorno dalle persone lungo il cammino di Santiago, il passo, il ritmo che ciascuna tiene, ed il ritmo che ciascuno di noi tiene nella propria vita, nelle le varie fasi. Qui nel cammino ci sono tappe che sembrano predefinite, sono le medesime in tutte le guide del cammino, distanze e ritmi che “devi” seguire. Allo stesso modo molte persone, forse tu stesso, io, percepiamo che ci sono delle tappe predefinite nella vita: studiare, trovare un lavoro, sposarsi o comunque sistemarsi, avere una casa propria, famiglia, ecc.
Spesso può capitare che vediamo queste tappe della vita come legate ad una scadenza, sentiamo che sono da completare entro una certa età. Capita così che vediamo compagni, amici, conoscenti della nostra stessa età che si sono laureati nei tempi minimi previsti, che hanno un lavoro fisso, magari c’è chi si è sposato ed ha già una casa.
Ho imparato che non c’è un solo ritmo giusto, che le tappe ed i tempi, nel cammino come nella vita, non possono essere gli stessi per tante persone diverse. Persone diverse, strade diverse, ritmi diversi.
Ciascuno di noi ha il proprio ritmo, che è giusto per sé stesso e che non deve essere paragonato a quello degli altri. Se accelero il passo solo perché vedo che qualcuno va più veloce di me rischio di andare fuori giri, di correre senza vivermi bene ciò che ho intorno a me, senza trarre tutti gli insegnamenti possibili da ciò che mi circonda ora, di forzare la mano rischiando qualche infortunio perché non sono preparato a sostenere un passo che non è il mio. Daltrocanto, se rallento perché qualcuno ha un ritmo più lento del mio e voglio adeguarmi, me la prendo comoda perché vedo che altri fanno così, il rischio è quello di arrancare, di far fatica poi a ripartire, a riprendere la marcia, a procedere. Posso scostarmi per un breve periodo, però poi devo capire qual è il mio ritmo e tenere quello.
Non conta il confronto con le strade ed i ritmi delle altre persone o con quelli che la società detta, l’importante è sentirsi sulla strada giusta, seguirla con quello che è il tuo ritmo e con i tuoi tempi, sapere quando è l’ora di rallentare un pochino e quando invece dare gas. Solo in questo modo potrai percorrere la strada nel migliore dei modi ed arrivare alla meta. Sì, con i tuoi tempi, quelli giusti.